Palermo è una città che riempie gli occhi di colori, il naso di profumi, le orecchie di un dialetto-cantilena che, dopo poco, contagia. E il cuore di sensazioni. Palermo è ricca di storia e di monumenti. Di culture che si sono intrecciate, di popoli che hanno combattuto per conquistarla (o tenersela). Vederla in un giorno è un’impresa – anche per colpa del traffico -, ma tra un mignon e una granita, si può provare.
Partiamo easy, dalla colazione: la vostra destinazione è la pasticceria San Michele, in via Morello, consigliata da una signora di settant’anni che lì andava “tutte le mattine e anche a metà mattina e dopo pranzo”. Ci ha convinti, la proviamo. È un tripudio di colori, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, tra dolce e salato. Scegliere è difficile, da provare almeno la ravazzata, un calzoncino, la mini cassata e la sfingetta. Almeno. Il caffè è ottimo, non perdetelo.
Da qui, l’ideale è andare in centro, parcheggiare e mettersi a camminare, perché girare in macchina vi farà perdere troppo tempo. L’auto dimenticatela in piazzale Ungheria (si paga all’uscita, viene letta automaticamente la targa); la vostra meta ultima è Palazzo dei Normanni, ma godetevi il lungo tragitto passando da via Ruggero Settimo, fermandovi ad ammirare il chiosco Vicari (è liberty) e il Teatro Massimo, poi imboccate la dritta e lunghissima via Maqueda. Sosta obbligatoria all’incrocio con via Vittorio Emanuele, dove troverete i quattro canti (dodici sculture, una per ogni angolo, particolari quelle delle stagioni). Girate a destra, verso la cattedrale. Ed entrateci. Avviso: l’edificio è più bello esternamente. La cattedrale “bella dentro” è quella di Monreale, ma la teniamo per il pomeriggio.
Arrivate al Palazzo Reale (o dei Normanni), fate il biglietto intero che comprende anche la visita alla mostra facoltativa (c’è ancora il sorprendente Antonio Ligabue fino a fine agosto); occhio perché nei giorni del consiglio, molte sale non sono accessibili. Imperdibile, qui, la Cappella Palatina, realizzata da maestranze arabe, italiane e bizantine. Un mix che la rende unica e anche il monumento più visitato della città. Mosaici ovunque: dalle pareti, al soffitto, al pavimento.
Per il pranzo, rigorosamente tardi, provate il pane cunzato (cioè “condito”) da Pasqualino, locale davvero piacevole (in via Magliocco, angolo via Pignatelli, vicino al Teatro Massimo). Ma per raggiungerlo, il consiglio è rifare la stessa strada, con magari una tappa alla Fontana della Vergogna, proprio di fianco ai quattro canti, e una da Spremiamo in via Maqueda dove si vendono solo splendidi agrumi di Sicilia, in tutte le forme (spremute, amari, marmellate, macedonia, la proprietaria è una torinese molto simpatica). Se avete ancora fame, tappa ai Cuochini, in via Ruggero Settimo, ma occhio perché chiude alle 14.
Alternativa dedicata al mare per il pranzo, un po’ più distante da dove vi trovate (ma merita, garantito): è una grande scoperta la Ristopescheria Marcello, in via Ammiraglio Rizzo al civico 64. Si compra il pesce (e che pesce), ma si può pure mangiare lì – è aperto tutti i giorni a pranzo, dalle 12,30 – scegliendo i prodotti direttamente dal ricco bancone.
Dopo pranzo, recuperate l’auto e puntate Monreale, in collina. Teoricamente ci vuole mezz’ora per raggiungerlo, ma ci metterete almeno il doppio del tempo. Se va bene. Però, ne vale la pena: la cattedrale è bellissima, i giardini (e la vista sulla città) lo sono altrettanto. Da qui, già che siete fuori dalla città, scegliete di vedere Mondello, la spiaggia dei palermitani. Se ci arrivate all’ora dell’aperitivo e del tramonto, meglio. Consigliamo il Bar Alba per una granita al caffè con panna. Per cena, invece, Le Antiche Mura, che non è sul mare ma offre uno splendido giardino con le palme che basta e avanza. Se però volete tornare in città, il consiglio per la cena è preciso preciso: Fud, la bottega sicula. Una nuova apertura in centro a Palermo, in piazza Olivella, a cinquecento metri circa dal Teatro Massimo. È una sorpresa soprattutto all’interno: scaffali ricchi di prodotti tipici (che si possono acquistare: dall’olio alla birra, dalle conserve ai pesti) e atmosfera giovane, divertente. Staff simpatico, menù agile, mise en place essenziale (si mangia con le mani). E pure i prezzi sono friendly.
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