Direte “Vado a Saragozza” e tutti vi parleranno della cattedrale. Ed è giusto, perché è il monumento che vi colpirà di più, per maestosità e per i grandi spazi. Ma andiamo con ordine: qui, nel capoluogo dell’Aragona, ci dovete prima arrivare. L’aeroporto è di quelli piccoli e il vostro volo sarà probabilmente solitario sul tabellone. Va così. C’è anche un solo autobus che porta in centro (la corsa costa 1,85 euro) e che è di linea urbana, quindi farà molte fermate in periferia, tra centri commerciali e hotel che erano stati realizzati per l’Expo. Ma in trenta minuti sarete vicini alla piazza del Pilar.

Per la colazione, non c’è altro locale che amerete come El Piccadillo, in calle Manifestación 13, bar in cui non troverete turisti, ma un bancone ricco di tapas tradizionali, da provare già alle prime ore del giorno. Se avete coraggio, prendete il piccadillo (piatto piccante e base di carne e pomodoro) e sappiate che qui se bevete solo un caffè vi guarderanno storto: loro sul tavolo hanno già il vino tinto de Valencia.
Prendetevi tempo per visitarla la famosa cattedrale: El Pilar dall’esterno è innegabilmente bella, dentro un po’ meno. La prima cosa che dovete cercare è il pilar, cioè la colonna su cui si dice sia apparsa la Madonna a Saragozza. Ci credono milioni di persone. E centinaia ogni giorno si mettono in fila per poterla toccare e baciare. Per il resto, c’è un immenso altare centrale in alabastro, ci sono le bandiere degli stati sudamericani appese alle pareti e tre bombe inesplose cadute sulla cattedrale nel 1936.

Uscite e godetevi la piazza, con la fontana che rappresenta il mondo e gli ampi spazi, inusuali in una città tutto sommato piccola come questa. Poi cercate da mangiare rigorosamente nel Tubo, la strada principale del centro: il consiglio per le prime tapas è La Ballena Colorà, simpatico bar tutto piastrellato di rosso. E con una particolarità, quella di servire esclusivamente due panini: uno è “Ballena” con acciughe (boquerón), olio, aglio e peperone verde grigliato, l’altro è “Setas” con funghi e salsa all’aglio.

Per smaltire, una bella passeggiata sul lungo fiume (c’è l’Ebro qui), poi arrivate alla rotonda di Plaza Europa e girate a sinistra verso il Palacio de la Aljafería. Da fuori non vi dirà molto, ma dentro è interessante (il contrario della cattedrale!): archi moreschi e giardini con gli aranci. Qui, potete prendere pure il caffè “all’aragonese”, cioè un espresso gettato su due cubetti di ghiaccio in un bicchiere; al piano superiore ci sono la sala del trono e l’esposizione permanente (sinceramente, evitabili).

È raggiungibile anche con i mezzi (perché è vicino alla stazione) lo spazio dove c’è stato l’Expo dedicato all’acqua, nel 2008. Adesso, è un bel parco, utilizzatissimo da chi abita qui. C’è pure un laghetto e si possono affittare barchette a remi, canoe e pedalò a forma di cigno per un tranquillo giro in mezzo alla natura.

Per la sera, giocate con i bar di tapas. Ve ne consigliamo almeno due, sempre nel Tubo: uno è Almau (Estébanes 10), l’altro è Sin Nombre (Calle Libertad, 7). Il primo è famoso per le acciughe (provate la Reina!), il secondo per le tapas creative (presentazioni molto curate, provate la tostada de jamon e la colas de langostino). Poi, continuate: di locali El Tubo è pieno, oltre che essere affollato di studenti che fanno esattamente questo, cioè saltare da un bar all’altro.
Per un caffè o un dolce, raggiungete invece il Gran Café Zaragoza in calle Alfonso. Per l’albergo, comodissimo l’Hotel Pilar Plaza e sul web si trovano spesso offerte da non perdere.
E le due bombe appese nella cattedrale? La loro storia la trovate qui.
Bel post, ho preso spunto visto che andrò molto presto e stavo cercando idee su cosa fare e vedere! 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie! 🙂 Se hai bisogno di altre info chiedi pure!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie 🙂
"Mi piace""Mi piace"