Le due bombe, ora appese, che non esplosero

All’interno della Virgen del Pilar, la cattedrale di Saragozza nella provincia spagnola dell’Aragona, appese a una parete interna spiccano due bombe d’aereo. Impossibile non notarle.

Sono due dei tre ordigni sganciati sulla chiesa la notte del 3 agosto 1936 da un trimotore repubblicano decollato da Barcellona. Erano i primi mesi della guerra civile spagnola, che vedeva contrapposti comunisti, anarchici, brigate internazionali da una parte, falangisti, franchisti con i loro alleati fascisti e nazisti dall’altra. La Catalogna era schierata con i Repubblicani mentre l’Aragona era in mano ai Nazionalisti.

Il rapporto ufficiale che il tenente colonnello d’Artiglieria Manuel Galbe redasse per il comandante franchista della piazza di Saragozza, generale Germán Gil Yuste, riferisce di una bomba caduta sul selciato a circa otto metri dalla facciata (oggi il punto esatto è indicato da una lapide con data) e di altre due che hanno perforato il tetto cadendo rispettivamente davanti all’altare della Vergine e nel coro. Inspiegabilmente, nessuna delle tre bombe esplose. E i danni furono limitati a un modesto buco nella cornice dell’affresco del Goya “L’adorazione del nome di Dio” (al soffitto, di fronte alla Sacra Cappella).
Casualità, “verdadero milagro” – come lo definì il giornale locale El Noticiero – o abile mossa propagandistica dei franchisti? I dubbi ci sono (e rimarranno). Intanto, ciò che esplose fu la fede: la popolazione, fortemente scossa dall’episodio, raggiunse in massa la chiesa e già alla prima Messa della giornata successiva al bombardamento si registrò un’affluenza straordinaria di fedeli, addirittura superiore a quella per la festa del Pilar. Poi seguirono manifestazioni di “religiosità patriottica” per tutti i successivi mesi di guerra.

Consigli per vedere Saragozza in un giorno? Li trovate qui. 

saragozza-bombe

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